Immediatamente dopo le elezioni europee, che avevano visto Roberto Louvin arrivare molto vicino al seggio di Strasburgo, l’entusiasmo tra le forze che costituivano il Galletto (Renouveau Valdôtain, Vda Vive, Verdi, associazione Loris Fortuna, alcuni fuoriusciti dal PD e un po’ defilata l’Italia dei Valori) era sicuramente alto.
Tanto alto da voler accogliere una richiesta, comunemente percepita, anche se mai matematicamente attestata, e proveniente da buona parte dell’elettorato: la creazione di un partito unico.
Una casa politica «unitaria, autonomista, ambientalista e progressista», un grosso partito di centro-sinistra, una forza d’alternativa al blocco UV – Stella Alpina – Fédération.
Durante l’estate i lavori correvano, tanto che si era creata una vera e propria costituente, alla quale, seppur nella posizione defilata dei dipietristi (spiegabile con i forti vincoli romani di un partito nazionale), partecipava anche il sottoscritto. Questo processo, che forse starà facendo leccare politicamente i baffi ad un quarto di voi lettori, ha subito una battuta d’arresto.
Retourner aux racines?
La domanda, mai posta ma ben presente nella mente dei costituenti, è sempre stata una: una forza autonomista pura, come Renouveau Valdôtain, avrebbe mai acconsentito ad elevare tra le sue priorità l’ambientalismo e il progressismo? Ad oggi, pare di no.
Tradotto dal politichese: RV con le forze di sinistra non ci vuole proprio stare, forse in nome di un’antica fedeltà al motto unionista “ni droite, ni gauche“, cultura da cui proviene la quasi totalità dei suoi militanti. E’ bene specificare: qui si parla di partito unico, tutto questo non esclude a priori che si cercheranno convergenze nel candidare un sindaco comune. C’è anche da aggiungere che con il proporzionale delle elezioni comunali converrebbe uno schieramento di tante liste.
D’altra parte però, sembra legittimo fare alcune considerazioni.
Il partito guidato da Franco Vallet potrebbe aver scelto di testare autonomamente il suo peso ad Aosta, magari anche per controllare quanto possa fare a meno delle sinistre.
Un primo sintomo: le componenti di sinistra più radicali – i vari frammenti di quella che era Rifondazione Comunista – nonostante nelle scorse regionali si presentarono assieme alla coalizione del Galletto, non hanno preso parte ai vari tavoli programmatici estivi, nell’ufficio dell’Alleanza autonomista progressista di via Charrey. Proprio come il PD.
Occasionali mutilazioni a sinistra
Il risultato delle scorse elezioni regionali aiuta probabilmente a fare luce più chiara sulla questione. La nascita del blocco di Vda Vive – Renouveau ha avuto in quella occasione un significativo risultato politico, per quanto collaterale e non premeditato: quello di escludere la lista Arcobaleno (Verdi, Comunisti e IdV) dal consiglio regionale.
Motivo per cui, senza voler attribuire a nessuno la denominazione di “geni del male”, ma piuttosto di quella di “politici di lungo corso che sanno fare i conti”, la tentazione, da parte del partito fondato da Carlo Perrin, di veder ripetere questo scenario e di trovarsi soli a fare opposizione c’è. Non può non esserci.
Il desiderio, talvolta poco celato, di tenere fuori i partiti nazionali dalla politica valdostana potrebbe prendere corpo anche perchè a sinistra non sembra ci sia più, per tanti motivi, la capacità di comporre delle liste molto attraenti.
Intenti voluti e possibili degenerazioni: il fattore Stella Alpina
Per guadagnare consensi, RV guarda da sempre all’elettorato unionista: lo scopo è di staccare altre fronde interne al “partitòn”, per questo si è sempre dimostrato freddino con le sinistre. Quanto questa operazione sia possibile e il modo di condurla è sicuramente discutibile, ma lo dirà il futuro prossimo.
Rischio ricorrente di questa politica è quello di essere considerati “l’Union Valdôtaine moins Rollandin” (si conceda il maccheronico). Possibile degenerazione di questa politica, con un po’ di malignità, è una nuova Stella Alpina, che guadagnato il consenso in alternativa al’UV, magari in un futuro dopo-Rollandin, si aggiunga alla triade autonomista a governare saldamente assieme la nostra regione: le “Pentaparti“.
E il PD?
Il PD, dopo le primarie che elessero Raimondo Donzel segretario regionale (quelle del 2007, non queste ultime), sembrava dovesse svolgere un ruolo di peso, quasi di ago della bilancia, nella formazione di un soggetto unitario alternativo all’UV. Col passare del tempo però, si è preferito seguire la vecchia linea della Gauche Valdôtaine.
Pare che in questi mesi sia in corso una vera e proprio competizione tra i democratici e il PdL a colpi di astensioni in consiglio regionale, allo scopo di ottenere un’alleanza con il Mouvement per le prossime comunali. Anche in consiglio comunale ad Aosta, il PdL si trova spesso a votare come la maggioranza dove, assieme ad UV, SA e FA, siede il PD.
Sapevamo già che le elezioni per il segretario regionale erano una farsa. A questo si aggiunge il tracollo dell’affluenza. Le primarie in Valle sono state un disastro. Lo dicano. Devono capire che solo prendendo posizioni nette possono guadagnare la fiducia dei valdostani. Non si può essere maggioranza e opposizione con L’UV. Non possono stare immobili (come semafori) ad aspettare le mosse dell’Imperatore per decidere con chi allearsi. Non ci può essere la stessa persona a sostenere due mozioni: quello si chiama “Ni droite, ni gauche” e c’è chi lo fa meglio e da tanto tempo.
P.S.: Bella l’idea di questo blog-giornale!
@michele: mi sembra che le argomentazioni dell’articolo fossero ben più ampie … il PD lo ha detto da mesi che non gli interessa far parte di questo Galletto al cui tavolo siedono con lo stesso peso partiti e persone in rappresentanza di non si sa bene chi … per assurdo IdV, Rifondazione Comunista, Verdi e Comité des Valdotains che non superano lo sbarramento del 4% potevano decidere in barba a PD, RV e VdA Vive che possono contare su 8 consiglieri regionali… ti sembra una cosa seria? e del resto dall’altra parte non mi sembra che tra i partiti che sono rimasti ci sia la volontà di fondersi tutti assieme appassionatamente… perché? probabilmente perchè PD o non PD esistono sensibilità troppo diverse per convivere sotto lo stesso simbolo.
@emilio:
Credo che tu faccia un po’ di confusione. Questo post si riferisce alla fase costituente di un soggetto unico del Galletto, avvenuta durante giugno/luglio di quest’anno.
A questa fase costituente hanno preso parte: Roberto Nicco e Carlo Perrin in quanto parlamentari che sono stati eletti in passato per il Galletto, Roberto Louvin in quanto candidato alle europee, Franco Vallet come coordinatore di Renouveau, Guido Dondeynaz come coordinatore di VDA Vive, Elio Riccarand per i Verdi, Flavio Martino per i radicali, Roberto Avetrani come indipendente e io che militavo (adesso non faccio più politica) nell’Italia dei Valori.
Nicco era in posizione defilata, un po’ per impegni di parlamentare, un po’ perchè è ancora in carica a rappresentanza anche di partiti che non si riconoscevano più in quel progetto. Anche l’IdV aveva posizione defilata, perchè, detta in soldoni, dei quadri di periferia non hanno l’autonomia per sciogliere il partito in un altro: motivo per cui si sarebbe dovuto (nel caso i lavori fossero andati avanti) convocare qualche quadro di Roma.
In questa operazione non importava più di tanto il peso dei vari movimenti, perchè lo scopo era quello di disegnare un testo programmatico comune di ideali e obiettivi. Il direttivo del Galletto sarebbe poi stato scelto tramite elezioni primarie, dove i partiti con più consenso avrebbero avuto più peso.
Altre cose: le “porte” per Pd e Rc sarebbero state sempre aperte; probabilmente non sarebbe stata permessa la doppia tessera.
L’operazione, nonostante programma e costituente fossero già in fase avanzata, non sembra essere andata in porto, qui cercavo di spiegare il perchè.
Aggiungo: nell’eventualità che si fosse arrivati alle primarie, si sarebbe ormai parlato di mozioni e neanche più di partiti. Mozioni alle quali ogni nuovo iscritto avrebbe potuto aderire: con un po’ di fortuna, con le vecchie provenienze rimescolate.