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Il PD valdostano nel cul-de-sac. L’attendismo paga sempre?

di in comunali 2010, politica, Vanity Foire il 12 dicembre 2009 alle 08:00
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Logo PDFare il segretario del PD è un lavoro difficile e che dà poche soddisfazioni. Pare però sia uno di quei mestieri che tutti vorrebbero per sé, al pari del cittì della nazionale di calcio o del presentatore del festival di Sanremo. Non c’è italiano che non si immedesimi in lui, che voglia fare delle scelte al posto suo, che non lo critichi anche se ha sempre votato DC o Berlusconi.

La strategia dell’attesa
Il segreto del PD, da quando è nato due anni fa, è l’attendismo. Prima con Veltroni, magistrale nel convocare a primavera manifestazioni autunnali, poi con Bersani, che scende in piazza una settimana dopo che la piazza è scesa in piazza da sola. Chez-nous, Donzel pare non sia da meno: «Il PD è una forza seria, che parte dai programmi e non dalle alleanze», dice il segretario regionale presentando l’iniziativa “1000 piazze per l’alternativa“. Una scelta giusta, ma che non allontana le ambiguità. Certamente, tutti aspetteranno i programmi per giudicare: ma è la strategia politica che c’è dietro a questo attendismo che lascia delle perplessità, soprattutto a livello locale.

Democratici traino della sinistra?
Il PD era nato come forza aggregatrice delle forze di sinistra, e doveva essere capofila delle battaglie del centro-sinistra, soprattutto dopo che è diventata la forza più a sinistra in Parlamento e in consiglio Valle. Un partito moderno, giovane e dinamico, capace di confrontarsi con gli autonomisti e il centro-destra e portare avanti le battaglie di tutta l’area di riferimento, con l’intento di diventare forza di governo. In questi anni, invece, il PD si è isolato, voltando le spalle prima al Galletto, poi all’intera opposizione, fermandosi nella posizione che molti commentatori hanno indicato come “astensionismo dialogante“. E che gli elettori non riescono a comprendere.

«Noi ci asteniamo perché nella fase del dibattito abbiamo ottenuto tanto con le nostre proposte – racconta Carmela Fontana, capogruppo in consiglio regionale – al contrario di ciò che faceva la vecchia opposizione, che urlava tanto ma non portava a casa mai nulla». Il problema del PD, se i risultati effettivamente ci sono, è la comunicazione: raccontare ai cittadini elettori ciò che si è ottenuto dovrebbe essere una delle priorità. E invece questo comportamento alimenta ulteriormente l’ambiguità. E i rapporti con gli “alleati” – o meglio “vicini di schieramento” – le rafforzano, rendendo di fatto il blocco Renouveau – VdA Vive forza leader del centro-sinistra rossonero.

Tra due fuochi, ci si scotta
In mezzo al guado, però, il PD rischia di finire in un cul-de-sac. Se l’alleanza autonomista, come si augura Leonardo La Torre di Féderation Autonomiste lo scaricherà dalla maggioranza comunale ad Aosta, il PD sarà costretto a cercare nuove alleanze “sui programmi” con gli ex alleati del centro-sinistra: un’impasse mica da poco, al di là della volontà politica dei componenti del Galletto di farlo rientrare nell’alleanza.
Su quale programma si può basare una rediviva Alleanza Autonomista Progressista comprendente il PD, se questo è stato al governo fino al giorno prima? Che campagna elettorale sarà, senza una sola critica all’amministrazione uscente? L’AAP non si potrà smarcare in alcun modo da ciò che ex-UV, da una parte, e democratici dall’altra hanno fatto prima, facendo una campagna praticamente nulla. A meno di machiavelliche strategie che voltino completamente le spalle al passato.

Da capofila a peso
Fosse una gioco di strategia, il PD sarebbe da scaricare, e al più presto, da entrambe le parti. Il PdL vuole entrare in maggioranza, gli autonomisti vogliono un canale privilegiato con Roma, il centro-sinistra vuole – almeno negli intenti – cambiare le cose. Il PD aspetta i programmi, ma mette i bastoni tra le ruote ad entrambi gli schieramenti con la sua ambiguità. Il sindaco Grimod auspica che la maggiornanza UV – Stella Alpina – Fédération – PD sia confermata, ma nessuno dal Mouvement conferma né smentisce.
Il PD sta sia di qua, sia di là, proprio come l’UV, con la sola differenza che l’UV fa la prima mossa e si porta dietro tutti gli altri, il PD fa la seconda.

E anche il piano B è perlomeno traballante.

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  1. Fare il segretario del PD è un lavoro difficile e che dà poche soddisfazioni. Pare però sia uno di quei mestieri che tutti vorrebbero per sé, al pari del cittì della nazionale di calcio o del presentatore del festival di Sanremo. Non c’è italiano che non si immedesimi in lui, che voglia fare delle scelte al posto suo, che non lo critichi anche se ha sempre votato DC o Berlusconi….

    …Sono esattamente gli stessi sentimenti, le stesse sensazioni che l’estensore di questo messaggio evidenzia, quasi un outing personale. Egregio C.T. Alessandro Mano, perché non si presenta nella sede del PD VdA in corso Battaglione e porta con sé la sua esperienza, la sua dinamicità nel cogliere tutti gli errori politici dell’attuale linea seguita da Raimondo Donzel e la sua segreteria e ci sottrae così dalle secche dell’ambiguità? Le saremmo riconoscenti e dunque l’attendiamo. Magari per un cordiale colloquio proprio con il segretario del PD. Perchè lei da buon politicista ci dovrebbe spiegare innanzi tutto perchè continua ad insistere che il Pd non ha programmi. Perché lei ci dovrebbe rendere edotti con esempi inconfutabili, quanti e quali siano i bastoni che il PD mette tra le ruote ad entrambi gli schieramenti. Perchè noi vorremmo capire se lei ha mai letto le “Linee politico-programmatiche del segretario regionale del PD VdA”.

    Guardi, abbiamo lavorato, da quando è nato il Partito Democratico, come a Wikipedia, esattamente alla voce disambiguazione. Se ancora non si è accorto non siamo più i DS-GV. Ma a molti personaggi e notisti politici questo non interessa, anzi è ancor più fastidioso avere a che fare con un partito completamente autonomo e non dipendente dai poteri locali. Lo si vorrebbe ancora come prima, proprio per ritornare alle stesse manfrine passate. Il PD nasce per fare altro, per rompere lo schema e voltare pagina, rimettendo al centro i problemi reali e costruendo proposte di governo della cosa pubblica che possano convincere i valdostani e gli italiani, tutti, che si può migliorare.

    Se le formazioni politiche che compongono il Galletto matureranno degli obiettivi analoghi e una cultura politica nuova non vedo per quale motivo non ci si possa incontrare in futuro. Oggi, votare per il PD, significa votare per delle idee e dei progetti utili per l’Europa e per la Valle d’Aosta, per contrastare il populismo berlusconiano e il tentativo di destrutturare le nostre istituzioni ma anche per un cambiamento più ambizioso e urgente del fare politica: per una politica “normale” e moderna.

    Il Partito democratico dunque si candida a determinare un processo di innovazione della politica valdostana a partire dal campo delle forze del centrosinistra e di quelle autonomiste, prima di tutto nella capacità di governare la modernità e le trasformazioni sociali in atto e determinando una nuova stagione della partecipazione alla vita democratica. L’Assemblea Costituente prima e le primarie poi, hanno confermato che tutto il PD ha sancito una nuova linea politica che riconosce la necessità della presenza organizzata del Partito Democratico in Valle d’Aosta per dare un contributo alla ricomposizione di un ampio fronte autonomista, riformista e progressista, incardinato sui valori congiunti dell’Autonomia e della Resistenza antifascista.

    Un cordiale saluto

  2. Non perdo tempo a risponderle, perché come vede c’è un nuovo articolo che indirettamente lo fa. E, per favore, non usi “politicista”: sembra una parolaccia.

    Saluti