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Nuovo tassello nella gimcana dell’Arco di Augusto: la rotonda-cono

di in opere pubbliche, politica il 10 dicembre 2009 alle 18:06
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I lavori per la nuova rotonda (foto Lorenzo Piccinno)Ciao ciao pedonalizzazione: per la zona dell’Arco d’Augusto di Aosta, l’addio alle auto sarà una patata bollente della prossima legislatura. Il futuro sindaco e la sua amministrazione dovranno portare a termine il lavoro, le cui fondamenta sono state poste da Guido Grimod e Marino Guglielminotti-Gaiet. Un disegno c’è e pare lungimirante: gli interventi nella zona sono però contraddittori e costosi, e hanno lasciato basiti gli abitanti.

Il lungo parto del nuovo ponte, un progetto sbagliato
Tutto è iniziato con la progettazione – decennale – e la realizzazione del nuovo ponte sul Buthier, sorto a poche centinaia di metri dal vecchio. Inizialmente era previsto più a monte, così da pedonalizzare l’intera zona dall’Arco al ponte romano, per decongestionare la zona dal traffico veicolare dirottandolo sulla vicina statale 26.
E’ stato realizzato invece all’altezza di via Pier Pasquettaz: la posizione di per sé è discutibile, la realizzazione quasi delirante. Gli incroci a raso, con intersezioni perpendicolari e curve a gomito, hanno fatto la gioia di carrozzieri e meccanici, facendo infuriare automobilisti e pedoni. E non permettendo in alcun modo il transito ad autoarticolati e pullman, ha di fatto reso il nuovo ponte un buco nell’acqua piuttosto costoso: 2 milioni 600 mila euro di un appalto iniziale, poi saliti altre due volte.

Un passo avanti, tre passi indietro
A poche settimane dall’apertura del nuovo ponte, avvenuta a fine 2008, il Comune fece dietrofront: l’ira di commercianti e abitanti, infuriati dagli incolonnamenti chilometrici e dalla congestione perenne della zona, obbligarono il sindaco, a riaprire al traffico la rotonda attorno all’Arco. Il buon senso di Grimod, che ascoltò la popolazione, escogitò un rimedio a metà strada tra passato e futuro: nuovo e vecchio ponte aperti, ma con un semaforo nel mezzo che crea code e una viabilità reticolare che porta incidenti quotidiani. La chicca era poi l’attraversamento obbligato del ponte - prima avanti, poi indietro – per chi voleva spostarsi da sud verso nord su viale Federico Chabod.
Così, altri lavori. Via i marciapiedi larghi e comodi, una segatina ai “respingenti” del ponte, tanti saluti ai new-jersey divisori e all’aiuola spartitraffico et voilà: la mini-rotonda di tre metri scarsi di diametro, con un cono stradale arancione al centro, è realtà. E i marciapiedi sono nuovi per la seconda volta in meno di due anni: 160 mila euro complessivi di lavori originariamente non previsti.

La casa rossa, chiave di volta
La “casa rossa” è l’edificio adossato al Buthier che sorge sul lato sud di corso Ivrea, uno dei pochi edifici a presentare ancora un’opaca e sbiadita scritta “DVX” sulle pareti, memoria della sfarzosa visita ad Aosta di Mussolini, nel 1939. L’epoca precedente al ventennio non prevedeva piani regolatori, e la costruzione di un edificio fu permessa a ridosso del fiume e di due monumenti romani: oggi il Comune la sta acquisendo, per abbatterla e fare posto ad una rotonda, che sostituirebbe il semaforo – già incriminato qui sopra – e permetterebbe di restituire ai pedoni l’Arco e la sua piazza.

Obiezione, vostro onore
Ciò che abitanti e commercianti della zona si chiedono è se era necessario, all’interno di un progetto valido e risolutore, partire facendo le cose a metà e male. Sulla carta, il progetto pareva eccezionale. All’atto pratico però presenta un’elenco di aspetti migliorabili, che i cittadini della zona hanno segnalato da subito, come le curve a gomito del ponte, la larghezza ridotta delle corsie, l’accesso impossibile al parcheggio di piazza Arco d’Augusto e alla scuola primaria del Ponte di Pietra. Il Comune è voluto andare avanti in quarta, e quel ponte che in futuro salverà la zona dall’inquinamento è già odiato. A meno di due anni dalla sua entrata in funzione.

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