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L’Espresso, Raimondo Donzel e il trenino di Cogne

di in economia, opere pubbliche, politica il 26 marzo 2010 alle 12:57
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L’Italia incompiuta: dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, centinaia di opere incompiute“. Nel mirino dell’Espresso, tra le tante cattedrali nel deserto italiane, questa settimana è finito anche il trenino Cogne – Pila: un’opera che dal 1980 ha infestato i sogni di ogni assessore ai trasporti nostrano, una patata bollente che per decenni è rimbalzata di amministrazione in amministrazione senza aver trovato soluzioni definitive se non quella, del luglio scorso, di chiudere tutto, salvare il salvabile e vendere il vendibile.

La (brutta) storia
Riccardo Bocca, assieme al vice-capogruppo PD in Regione Raimondo Donzel, ripercorrono alcune tappe riguardo ai binari che avrebbero dovuto congiungere le due stazioni sciistiche, separate dal colle del Drinc. «La vicenda è partita nel 1926 – il segretario del PD valdostano comincia dalle origini – con la realizzazione di una linea per trasferire la magnetite di Cogne allo stabilimento siderurgico del capoluogo». Nel 1979 la miniera viene chiusa e l’anno dopo spunta l’ipotesi di convertire la linea al trasporto delle persone: un’idea per sviluppare e agevolare il turismo.

Tutto però comincia ad andare male, tanto che, ad oggi, la perdita per la Regione Valle d’Aosta si attesta a 30 milioni di euro. «Un apposita commisione tecnica – dice Donzel – ha indicato alla Regione che i locomotori sono in condizioni precarie, che le batterie del trenino non bastano ad affrontere il tragitto, che le gallerie sono deteriorate dagli svariati allagamenti, che risultano gravi problemi di scuotimento verticali e trasversali, che le curve sono più strette del dovuto e che sotto carico si registrano cedimenti del binario».

Il finale è in tribunale
«La corte dei conti ha chiesto al progettista e direttore dei lavori (l’ingegnere Alberto Devoti, ndr) un risarcimento da 14,6 milioni di euro» e il 10 giugno si avrà l’udienza.
Che fare delle strutture rimaste? La nuova ipotesi sarebbe quella di inserirle nel percorso del  museo minerario di Cogne, ma Donzel al microfono (o al taccuino) di Riccardo Bocca specifica: «E’ un progetto che richiederebbe ulteriori finanziamenti». Sperando, per il bene dei contribuenti, che questa volta le cose vadano meglio.

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  1. La (brutta) storia
    [...]Riccardo Bocca, assieme al capogruppo PD in Regione Raimondo Donzel, ripercorrono alcune tappe riguardo ai binari che avrebbero dovuto congiungere le due stazioni sciistiche, separate dal colle del Drinc [...]

    Siamo alle solite. Quando si parla di PD ogni riferimento a persone o cose, ecc, ecc è giustificato solo se Donzel, nel bene o nel male, al microfono o al taccuino, entra nei commenti del cronista. Solo che a volte non si fa più caso alle inesattezze che si riportano sul PD o alla sua struttura. Sono passati svariati mesi, forse anni, da quando il capogruppo del PD, democraticamente eletta, è la consigliera Carmela Fontana. Per miglior informazione il sig. Raimondo Donzel invece è il suo segretario.

    Cordialità.

  2. Correggo subito l’errore, L’Espresso riportava correttamente “consigliere del PD”.
    Non condivido, e credo nemmeno Lorenzo Piccinno, il tono polemico per un errore “veniale” che non cambia l’equilibrio dell’articolo

    Saluti

  3. L’errore c’è: è la Fontana il capogruppo. Probabilmente su l’Espresso era scritto giusto, ma io ho riportato sbagliato, adesso non ce l’ho sotto mano. In ogni caso non capisco cosa centra il bene, il male, il microfono, il taccuino e quant’altro: Bocca ha sentito Donzel e io ho riportato le sue parole. Non c’è nessun tipo di malizia.

  4. Non centra quasi nulla, anzi no. Questo dimostra purtroppo la superficialità di molti, quando tentano di parlare del PD.
    Quando se ne parla….

  5. Trenino di Cogne ….
    Chi pagherà gli altri 15 milioni di euro (30 miliardi vecchie lire)?
    Chiaro noi cittadini valdostani le abbiamo già pagate eallora?
    Corte dei Conti Regionale al lavoro per stanare quelli che con leggerezza estrema hanno continuato per anni a portare avanti un progetto sballato.
    Va bene la richiesta di danni al Progettista ma (come per il Ponte del Diavolo di Aosta) sono gli Amministratori Pubblici i maggiori responsabili.
    Lancio una domanda volutamente eccessiva:
    PENSATE CHE SIA MEGLIO RUBARE (vedi casi recenti in molti Paesi d’Italia) OPPURE PENSATE CHE LA COSA PEGGIORE SIA SPRECARE IL DENARO PUBBLICO:
    A Voi (ammesso che qualcuno risponda) l’ardua risposta.
    Saluti cordiali

  6. Trovo sia una colossale assurdità lo smantellamento della ferrovia. E’ lì, è pronta, vanno fatte alcune sistemazioni causa incuria di tutti gli anni passati senza minimamente curarsi del tutto, sicuramente ci saranno ulteriori modifiche dovute al tipo di locomotori da utilizzare ma questi investimenti si possono recuperare se in tempi brevi si mette in funzione il tutto. E’ assurdo pensare di chiudere un qualcosa che non ha mai avuto modo nemmeno di partire.

  7. [...] ferrovie che non funzioneranno mai. Ne volete una prova? Andate nella straricca Val d’Aosta, dove è stata realizzata una linea ferroviaria in 25 anni di lavori e con circa 30 milioni di euro di spesa, e questa linea [...]