Prima ci si mise Raimondo Donzel: «Non vogliamo rifare l’Unione, vogliamo che il PD abbia il suo peso, che è preponderante nel centro-sinistra». Poi è stato il turno di Carlo Perrin, che ha bacchettato il PD già durante l’assemblea fondativa di ALPE, a febbraio.
Ancora, è venuto Giulio Fiou, che con la sua voce cantilenante dice che «il PD non ha un progetto, non ha idee per il futuro» e soprattutto che «i dirigenti PD hanno colpe per la svolta a destra dell’UV». Davanti ad un Donzel muto.
Ultimi nella lista di questo centro-sinistra tafazziano, sono i grillini. Per carità, loro non sono di sinistra, non sia mai. Però hanno diramato un comunicato in cui attaccano “questo sistema di governo che basa la sua esistenza su clientelismo, pregiudicati, professionisti a vita della politica, riciclati, amici, parenti e grandi opere utili solo ad un gruppo di privilegiati“, e dire che siano di destra o di centro è perlomeno un azzardo.
Nel mezzo, ci sono stati Lorella Vezza, spalleggiata da Antonio Di Pietro, che ha smarcato l’IdV dagli ex alleati dell’ALPE: «Questi signori si ritengono tenutari del nuovo, ma sono quasi esclusivamente fuoriusciti UV». Con un po’ di azzardo, Di Pietro ha aggiunto che gli «dispiace che gli altri (ALPE, ndr) non siano convenuti, ma l’idea di stare in mezzo è da vecchi democristiani, e noi diciamo no alle ambiguità». Il radicale Flavio Martino si è subito allontanato dal «tintinnar di manette» di Di Pietro. Valter Manazzale ha menato il fendente finale sul PD, che «ha un grosso problema di rappresentanza, è un po’ confuso perché non porta avanti le istanze del centro-sinistra», giudizio condiviso anche dall’ALPE.
ALPE candida «un gentiluomo» (definizione: Lorella Vezza) e «una persona che non può essere il nuovo, perché ha militato per anni nell’UV» (come sopra). Il PD candida due persone «degnissime» (definizione: Giulio Fiou) ma – non ce ne vogliano – con un decimo del peso politico di altri nomi che erano circolati: perché, avendo cavalli di razza, si punta su persone di secondo pelo? Soprattutto considerando che, in caso di insuccesso, molti di questi cavalli rimarranno ai box.
Insomma, PD, ALPE e tutto il resto della cosiddetta sinistra, se si va a scavare nei programmi, e se ci si ferma dietro alle apparenze, dicono esattamente le stesse cose: lavoro, poche grandi opere ben fate, rilancio e accoglienza turistici, partecipazione dei cittadini. I punti su cui non concordano sono sostanzialmente poco numerosi e politicamente trascurabili: il giudizio sulla giunta uscente. Ma evidentemente è troppo difficile mettere da parte gli interessi personali, soprattutto quando tutto il centro-destra si presenta compatto, dall’UdC a Fiamma Tricolore: deve essere un’ancestrale voglia di perdere. O un disegno politico oscuro che, al di là delle illazioni, capiremo forse solo dopo le elezioni.
L’uomo è ossessionato dalla dimensione dell’eternità e per questo si chiede: “le mie azioni riecheggeranno nei secoli a venire anche in Valle d’Aosta”?. Gli altri, in gran parte, sentono pronunciare i nostri nomi quando siamo già morti da tempo e si chiedono chi siamo stati, con quanto valore ci siamo battuti, con quanto ardore abbiamo fatto politica… direbbe Fioux, sentendosi lui un “grande mancino” sconfitto.
Ma dico io, dove può portare tutto questo nell’angusto territorio valdostano se non darsi al cannibalismo? Esattamente come su quella zattera di di 20×10 mt lasciata andare alla deriva a causa dell’inettitudine del comandante (de Chaumaray). La zattera della Medusa – 2 luglio 1816 – è un celebre quadro di Théodore Géricault e ci ricorda la “tragedia marinara” consumatasi nel 1816. Io scientemente voglio rapportarla alla “tragedia politica” che si compirà con Azimut, altra zattera di sopravissuti, nel momento in cui il suo, chiamiamolo così “comandante”, abbandonerà al loro destino gl ultimi superstiti della Gv-Ds.
Voci autorevoli confermano inoltre un altro fatto di somma importanza. La premessa è la messa in discussione dell’unità dei partiti della “mancina” quella della Sinistra per la città, quella che partecipa alla coalizione dell’ALPE. Sembra che l’illustre professore Paolo Momigliano Levi che aveva a suo tempo assicurata l’iscrizione a Rfc, a tutt’oggi non si sia fatto ancora vivo nelle sede del partito e che dunque in tasca, il prof. non abbia nessuna tessera. Inoltre pare che l’adesione esternata così chiaramente di aderire al progetto Azimut, non sia stata del tutto gradita dai suoi, ma addirittura criticata in maniera aspra. Io credo che il tutto si risolverà come per l’ingresso in Rfc e cioè in una bolla di sapone. D’altro canto come poteva essere così diverso l’atteggiamento di Rfc, di fronte ad una cappella politica della dimensione di quella portata a casa dal prof. Momigliano Levi.
siamo messi così male da attaccare Sinistra per la città e Paolo Momigliano Levi? Bene, vuol dire che qualcuno comincia a capire di aver fatto un pò troppe cappellate politiche. Sono cose che confermano che la rotta così com’è va benissimo
Ammazza che attacco infuocato signor Bruscia….
Qualcuno si domanderà dov’è questo attacco infuocato? Qualcun’altro invece, leggendo, farà considerazioni del tipo: ma che c’entra l’adesione così sbandierata e pubblicizzata di Paolo Momigliano Levi all’associazione culturale politica di Azimut che con il PD c’entra come i cavoli a merenda. Invece qui nessuno si chiede nulla sul fatto che gran parte degli ospiti abbiano diritto di sberleffo sull’avversario politico. Basta fare un giro d’orizzonte e si vedrà che quello si scrive va sempre a detrimento del vero partito di centrosinistra che è il PD. Permetteteci ogni tanto almeno una difesa… d’ufficio.
Saluti
Caro signor Bruscia,
adesione sbandierata e pubblicizzata di Momigliano ad Azimut? Io c’ero, e posso dire che all’assemblea, nel momento riservato alle domande, Momigliano si è alzato in piedi e ha detto di voler aderire. La notizia è stata ripresa dai media perché, a parte Fiou, Millet e Congiu, nessun nome di spicco ha aderito, per ora, alla nascente associazione, e i nomi degli aderenti saranno resi noti soltanto dopo le elezioni. Inoltre, per ora Momigliano è l’unico nome a-partitico, e al di là degli ex-DS.
Trovo errato dire che “Azimut con il PD c’entra come i cavoli a merenda”, perché Michele Monteleone ha annunciato di voler aderire dopo le elezioni, e la platea in sala al primo appuntamento pubblico era formato quasi esclusivamente da esponenti PD.
Saluti