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Le vélo de Léonard #05: crocefisso special edition

di in Le Vélo de Léonard il 27 novembre 2009 alle 10:27
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CrocefissoBenvenuti a “Le vélo de Léonard – Crocefisso special edition“. Questa volta, protagonisti della rubrica non saranno frasette ironiche e nemmeno scivoloni lessicali dei personaggi pubblici, inutilità assortite o argomenti di poco conto. L’argomento è di quelli cruciali, fondamentali. Il consiglio comunale di Aosta non concentrava così tanto tempo su un solo punto di discussione dal lontano maggio 2009, quando si dibattè sulla revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini.
Temi scottanti, temi vicini ai cittadini, temi vitali. Ecco qui un breve riassunto di tre ore e un quarto di dibattito monotematico e di continue allusioni durante i due giorni di riunione.
Ah, per la cronaca, la mozione per il mantenimento del crocefisso è passata a larga maggioranza, con soli sette voti contrari. E Gesù seguirà il consiglio comunale dall’alto, vicino al condizionatore d’aria, almeno fino al prossimo trasloco, grazie ad una repentina affissione che ha sconcertato un po’ tutti, novelli Bernadette di fronte all’apparizione del vecchio crocefisso della vecchia sala consiliare. Tonino Zafettieri, presidente all’epoca del trasloco, mise ai voti la proposta di spostamento. Renato Favre, che presiede oggi l’assemblea, ha deciso di inchiodare la croce senza chiedere niente a nessuno. E poi si stupisce se i toni si alzano…

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«Il dibattito sul crocefisso non è nuovo, c’è da tempo. Fu l’allora capo del governo Benito Mussolini che decise di risolverla inserendo il crocefisso nell’arredo degli uffici pubblici, norma che credo sia ancora in vigore. Nessuna provocazione, il crocefisso è solo una questione tecnica di arredo»

Il presidente del consiglio Renato Favre (UV) fa infuriare i cattolici

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«Ampia libertà di scelta sul crocifisso sulle pareti delle scuole, purché non mi ritrovi su una parete affisso un velo o qualcosa di simile»

Luca Mercanti (direttore della Gazzetta matin) pensa che la sua rubrica “Visti in giro” esca sulla “Padania”

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«Strasburgo vuole che si tolgano i crocefissi dalle aule scolastiche? Bene, noi porteremo il Signore nei nostri locali. Questa è una presa di posizione nel rispetto di tutte le religioni e fortemente ed egoisticamente chiediamo lo stesso rispetto per la nostra»

Lilliana Breuvé (presidente del SILB valdostano, l’associazione locali da ballo) benedice col crocefisso serate fortemente cattoliche

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«La mozione richiama la cristianità e il senso religioso e li allarga alla verità storico-culturale di appartenenza»

Flavio Serra (Stella Alpina) difende il crocefisso anche per i protestanti, gli agnostici, gli atei. I primi non lo usano, i secondi lo vedono come un banale arredo (ho un déjà-vu)

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«Per conto di chi e a nome di chi qualcuno si è dovuto inerpicare oltre le pale del ventilatore per affiggere il crocefisso? C’è un padrone di quest’aula? Se c’è, batta un colpo»

Iris Morandi (Aosta Viva) richiama alla democrazia

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«I crocifissi da difendere, quelli veri, non sono quelli appesi ai muri delle scuole. Sono altri. Sono uomini e donne che fanno fatica»

La frase di don Luigi Ciotti è citata da Alder Tonino (PD). Al termine di un discorso di 12 minuti in cui sosteneva la necessità di difendere il crocefisso nelle aule scolastiche. Sinistra moderna, la chiamano

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«Noi siamo agli albori rispetto ad altre Regioni e altre amministrazioni, che organizzano la caccia all’immigrato, come White Christmas. Però usiamo anche noi il crocefisso come simbolo di intolleranza, come una clava»

Enrico Bich (PD) esprime una delle quattro posizioni in merito alla questione del suo partito. Meno male che in consiglio sono soltanto in cinque

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«Quel piccolo crocefisso esposto in quella maniera è una cosa vergognosa. Povero Cristo»

Davide Bionaz (Aosta Viva) conclude

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«Bisognerebbe sputargli in faccia, fascista»

Marino Guglielminotti-Gaiet (vice-sindaco, PD) non sarebbe mai finito in un Vélo de Léonard se non si fosse lasciato sfuggire questa frase, poco simpatica, all’indirizzo di non si sa chi. Il presidente Favre si è sentito tirato in causa, e ha replicato a mezzo stampa:

«Come presidente del consiglio comunale di Aosta desidero esprimere forte indignazione per le parole oltraggiose ed ingiuriose rivolte al sottoscritto, quale rappresentante della seconda più alta carica istituzionale del Comune dopo il sindaco, da parte del vice-sindaco sig. Marino Guglielminotti-Gaiet. Ieri infatti, a tarda notte, nel corso dell’adunanza consigliare e durante la discussione della mozione [...] per invitare le istituzioni scolastiche a mantenere la presenza del crocefisso nelle aule ed invitare le istituzioni di governo a sostenere la presenza del crocefisso nelle comunità, il vice-sindaco Guglielminotti-Gaiet ha espresso nei miei confronti le seguenti parole: “…bisognerebbe sputargli in faccia, fascista…”. Il gravissimo insulto si commenta da sé; in queste ore sto valutando con il presidente del mio Mouvement, Ego Perron, ed il mio capogruppo in consiglio comunale, Ezio Riccio, come meglio salvaguardare e difendere l’onorabilità dell’alta carica che ho l’onore di rappresentare»

Un “ce lo dico alla maestra” sarebbe stato degna conclusione del dibattito

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