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Parentesi di brutta campagna elettorale

di in politica, Vanity Foire il 8 maggio 2010 alle 08:00
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Spesso VdA Today viene rimproverato di essere troppo Aosta-centrico. Per le elezioni comunali ci eravamo riproposti di dare spazio a tutti i Comuni, pubblicando perlomento le liste dei candidati e i link ai programmi: si è invece potuto constatare che i personalismi, le rivalità e lo scontro hanno prevalso sulle idee, e in molte località della Valle, ad alleanze bizzarre, si è aggiunta una campagna violenta porta a porta per screditare i candidati di questo o di quello schieramento. Di programmi e progetti, si è sentito parlare ben poco.

Niente di nuovo sotto il sole. Nel 2010, però, con l’abbandono delle ideologie da parte di tutti i soggetti dell’arco costituzionale – partiti autonomisti compresi: si chiamerà “arco statutario”, il nostro? – ci si aspetterebbe che le campagne elettorali nei paesi fossero momento per il confronto di idee sul futuro di piccole realtà in cui tutti conoscono tutti. E invece lo scontro è personale, e non ci si saluta più per strada.

Molti candidati, di entrambi gli schieramenti, scelgono di bussare ad ogni porta per parlare direttamente con le famiglie: “Faremo questo e faremo quello“. Poi passa il candidato cattivo dello schieramento opposto – cattivo per il semplice fatto di arrivare per secondo – e insinua: “Quello che ti hanno detto è già previsto nel budget triennale, promettono cose già in cantiere“. Poi passa un altro esponente del primo schieramento, che nel frattempo è diventato cattivo, e dice perentorio: “No, non faremo nulla di tutto questo“. L’elettore non ha basi per scegliere, se non le conoscenze personali e le promesse più o meno vacue che gli schieramenti fanno sul suo orticello.

Simpatiche poi quelle singolari alleanze, che mettono assieme tutto il paese contro l’amministrazione uscente, e il cui motto principale è “gli altri sono arrivati al punto di mettere contro le famiglie“. Emblematico il caso di Sarre, dove l’UV è improvvisamente diventata il “nemico autonomista” per uno schieramento Fédération-PdL, o quello di Pollein e Charvensod, dove l’amministrazione uscente della Stella Alpina è fronteggiata da una “grosse koalition” eterogenea e combattiva, e di tanti altri paesi, dove assessori uscenti sono all’opposizione, unionisti sono con alpisti, pidini con stellalpini. Accomuna tutte queste esperienze la sete di sangue.

Superata la fase dei “Comuni rossi” e dei “Comuni bianchi“, l’UV è al governo in quasi tutte le amministrazioni locali valdostane, grazie ad un legge elettorale maggioritaria e all’elezione diretta del sindaco: i partiti sono spariti, e creare un’alternativa era l’obiettivo dell’opposizione, per permettere una scelta almeno tra due diversi progetti. Se però la campagna elettorale diventa una sfida personale senza esclusione di colpi, è decisamente più salutare il listone, grazie al quale tutti comprano la carne del macellaio e il panettiere non divento uno stronzo così, su due piedi, perché nello schieramento avverso.
Fino a che la necessaria riforma della legge elettorale non verrà portata avanti con convinzione.

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  1. hic sunt leones

  2. in gergo politichese questo si chiama “autonomie communale”. Tradotto vuol dire che in ogni comune i clan o i gruppi di pressione o i gruppi di potere, possono scatenarsi in ogni direzione, tutti contro tutti.
    Parafrasando Tacito si potrebbe dire: “organizzano le faide e la chiamano democrazia”