“Bonus riscaldamento: la rivolta dei sindaci“: questo è il titolo dell’articolo de La Stampa, apparso nelle pagine locali di giovedì 11 marzo, che è diventato nei giorni scorsi un vero e proprio casus belli. Il giorno stesso, infatti, è arrivata la decisione del presidente del Consorzio permanente degli enti locali (CPEL-Celva) Elso Gerandin, anche vice-sindaco di Brusson e presidente della comunità montana Evançon, di chiudere le porte delle riunioni dei sindaci a pubblico e giornalisti.
La pièce dello scandalo
L’articolo di Cristian Pellissier, unico giornalista a seguire, dalla fine del 2009, le riunioni periodiche dei sindaci, verteva sul voto contrario del CPEL alla proposta della giunta regionale in merito al “bonus riscaldamento“. Nel pezzo, venivano riportate delle dichiarazioni di alcuni sindaci valdostani, perlopiù perplessi sulla modalità di erogazione del rimborso ai cittadini, rea di gravare troppo sulla macchina organizzativa dei singoli comuni, considerata già sufficientemente congestionata. Chiudeva la querelle il presidente della giunta Augusto Rollandin, promettendo l’apertura di un “front office” apposito nel capoluogo da affiancare agli sportelli nei Comuni.
De bello
«Scorretto spacciare la posizione dei sindaci per quella assunta dalla collegialità. Il pezzo in questione riportava delle dichiarazioni fatte in assemblea da alcuni di questi che non volevano finire sul giornale. Quindi abbiamo deciso di chiudere, così da garantire loro il diritto di parola»: questa è stata la giustificazione di Gerandin in una lettera al quotidiano, pubblicata domenica 14 marzo.
Già in altre occasioni c’erano stati attriti: il 15 gennaio scorso La Stampa aveva titolato dopo un’assemblea “L’ufficio del Turismo parte male“, sottotitolando “Critiche da alcuni sindaci“. L’articolo non era piaciuto alla direzione del CPEL-Celva che insiste sulla necessità di riportare solo ed esclusivamente la posizione finale dell’assemblea «che è il riassunto di tutte le differenti voci del Consiglio permanente».
Si muove persino l’ordine
Naturalmente La Stampa non ci sta: «Odora di censura la scelta di imporre un verbale di approvazione, o una dichiarazione dell’ufficio stampa, senza permetterci di dar conto di critiche ed osservazioni dei singoli» è la risposta del caporedattore della redazione aostana, Stefano Sergi.
Si è affiancato a questa l’intervento dell’ordine dei giornalisti e dell’ASVA, il “sindacato” dei giornalisti valdostani, veloci e puntuali nell’intervenire: «Chiudere le porte di un’assemblea pubblica riporta l’orologio della democrazia indietro nel tempo» affermano Claudio Laugeri, presidente dell’ordine, e Fulvio Assanti, presidente del sindacato, che continuano: «I giornalisti hanno riportato frasi (mai smentite) di rappresentanti dei cittadini nell’esercizio delle loro funzioni».
Anche il capogruppo in consiglio regionale dell’ALPE Roberto Louvin si è rivolto a Gerandin in una lettera aperta esprimendo «l’auspicio che le discussioni in seno al Celva mantengano quei connotati di trasparenza e di pubblicità che li hanno finora contraddistinti».
La questione, da normale e privata dialettica tra un giornalista e un politico ha finito per assumere una grande rilevanza. La scelta di chiudere un’assemblea pubblica ha causato l’intervento dell’ordine, cosa piuttosto rara. Uno scontro di categoria porterà a ripensamenti?
i nostri sindaci, in presenza dei giornalisti, non si sentono a loro agio, hanno paura di non riuscire ad esprimersi bene, hanno l’imbarazzo circa la lingua da usare, diventano timidi, e, giustamente, non amano fare pubblicità personale: e, per finire, balbettano e finiscono per dire cose per cui in seguito devono andare dal confessore e dire: “mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa” e chiedere perdono promettendo di non rifarlo mai più. Giornalisti, cercate di capire e di essere un pò più umani!
O altrimenti cari sindaci imparate bene la lezione dell’imperatore prima delle riunioni del CELVA cosi anche se parlate dite ciò che LUI vuole sentir dire… Ah ah ah….