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Quella volta che Viérin e Favre bloccarono il consiglio

di in politica il 16 dicembre 2009 alle 19:34
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Ettore Viérin, premio "Lenza d'oro" (foto AM)«Propongo che i giornalisti della tribuna stampa assegnino il premio “Lenza d’oro” al consigliere che fornisce più materiale per scrivere. E direi che se lo merita senza dubbio Ettore Viérin, che oggi ha pescato dei salmoni grossi così…». Carlo Ferina (UV) mette al bando linguaggio scurrile e desueto, e ricama, per raccontare in poche parole il consiglio comunale di Aosta che ha toccato il fondo assoluto, martedì 15 dicembre. «Più giù di così, c’è solo da scavare», direbbe Daniele Silvestri, al bar si ridurrebbe tutto a una “colossale presa per il culo” e i giornali potrebbero dirsi “indignati” per un “pericoloso precedente“. «Abbiamo perso tempo prezioso per uno show che mirava solo alla visibilità sui giornali»: Enrico Bich (PD) mette il punto finale su una giornata politica imbarazzante: tre ore e un quarto buttati nella retorica toilette. Se i consiglieri fossero pagati a tempo, potrebbe essere una furbizia giustificata. Così, è masochismo.

Scaramucce su Berlusconi, il duomino e piazza Fontana
Tutto ha inizio quando il presidente del consiglio Renato Favre (UV) esprime, con un messaggio, solidarietà a Berlusconi per l’aggressione subita. Davide Bionaz (Aosta Viva) chiede che si osservi un minuto di silenzio per il quarantennale della strage di piazza Fontana, Ettore Viérin (PdL) abbandona l’aula perché «è una richiesta pretestuosa».
Dopo un degno prologo, la sceneggiata napoletana può avere inizio.

Il trappolone: la commissione di inchiesta
Antefatto: Ettore Viérin convoca una conferenza stampa, in cui accusa la maggioranza, e in particolare il PD, di aver fatto passare in consiglio dei piani urbanistici «in cui il conflitto di interesse è evidente». Il sindaco Guido Grimod (UV), in un’altra conferenza stampa, rilancia: «il PdL è poco propositivo e non è in grado di governare la città». Viérin si sente offeso nella propria onorabilità e sfodera, nel consiglio di dicembre, l’arma segreta: la commissione “che indaghi e riferisca sulla fondatezza delle accuse mosse nei confronti del consigliere del PdL“.
Viene convocata d’urgenza una riunione dei capigruppo, e la seduta del consiglio inizia in ritardo. Si vocifera: la maggioranza appoggia la commissione di inchiesta “per trasparenza”. Poi arriva un uccellino della maggioranza, che racconta «certo, siamo favorevoli alla commissione di inchiesta. Con due membri su tre, l’opposizione di sinistra dovrà decidere se dare ragione al sindaco o a Viérin. Spero proprio che il presidente della commissione sia Manazzale». L’unico esponente di Rifondazione.

Seduta a porte chiuse: si fanno nomi
«Chiedo la seduta segreta – esordisce Viérin nel dibattimento della sua mozione – si tratta di parlare di persone, anche estranee al consiglio, e ritengo sia più semplice farlo potendo parlare in maniera fluida e decontratta, senza la presenza del pubblico e dei giornalisti». Quali nomi? In realtà li sanno già tutti, perché li ha fatto lo stesso Viérin. Parlò di Alder Tonino, consigliere PD e presentatore di vari PUD in consiglio, dell’ingegner Serafino Pallù, progettista dei nuovi palazzi che sorgeranno in viale Chabod e responsabile della commissione edilizia comunale, e del figlio dell’ex consigliere Vanni Florio, Andrea.
I giornalisti – e lo sparuto pubblico presente – vengono chiusi fuori dall’aula, dopo un dibattito di qualche minuto durante il quale anche la maggioranza sembra contraria alla seduta segreta. Tutti a guardare dalla porta a vetri della sala consigliare, consiglieri muti come pesci in un acquario.

Lana caprina, ovvero come ti applico il regolamento
Favre, presidente del consiglio, spiega: «Sono stato obbligato a concedere la seduta segreta, anche se non l’hanno richiesta tre consiglieri come da regolamento, perché se Viérin avesse fatto anche un solo nome, avrei dovuto proclamare comunque la seduta a porte chiuse». Vietti (Aosta Viva), vice-presidente, lo smentisce: «Questo è un precedente, ora chiunque potrà dire di voler fare nomi perché il pubblico e la stampa siano messi alla porta. Viérin poteva iniziare a parlare, se avesse fatto nomi la seduta sarebbe stata chiusa successivamente».

Un’ora dopo, niente nomi. Nemmeno uno
«Riapriamo al pubblico la seduta»: Favre si ravvede dopo oltre un’ora, su pressioni di Davide Bionaz che ha chiesto più volte di riaprire al pubblico la seduta, inascoltato. Tanto che ha dovuto alzarsi, fare una scenata, e andarsene: «Questo consiglio sta diventando peggio di un’assemblea di condominio, ci si fa prendere per i fondelli. Ormai è un’assemblea indegna per un capoluogo di Regione, e io non voglio più farne parte». Viérin non ha fatto un nome, nemmeno uno, né “apprezzamenti sulla capacità, moralità, correttezza delle persone“, e non ha esaminato “fatti e circostanze che richiedano valutazioni delle qualità morali e delle capacità professionali“, come prevede il regolamento all’articolo “seduta segreta”. Un consigliere unionista, fuori dall’aula, si domanda se «davvero dovremo governare con questi qui», facendo ovvi riferimenti alle future alleanze.

Bionaz vuole andarsene. Lo fermano. E anche il trappolone è respinto
La seduta va avanti a porte aperte. Senza Bionaz, che si è ritirato in ufficio, dove ha preparato una lunga lettera di dimissioni. Era deciso a presentarla, senza nemmeno rientrare in aula. Invece i suoi colleghi di schieramento gli hanno fatto cambiare idea.
Viérin tiene maggioranza e minoranza di sinistra sotto scacco, così l’opposizione chiede una sospensione per una riunione. Sono passate quasi tre ore dall’inizio dell’assemblea per una gazzarra da condominio condotta in punta di regolamento.
La luce in fondo al tunnel si ha quando la minoranza non casca nella trappola: «Non faremo parte della commissione di inchiesta», dice Iris Morandi (Aosta Viva). Lo scacco al re è annullato, pari e patta: «Ritiro la mozione», dice Viérin. La commissione di inchiesta non avrà la luce.

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