La scelta del governo Rollandin di nominare Bruno Milanesio a capo della società per convertire l’area della caserma Testa Fochi, che diventerà il futuro “campus” dell’università della Valle d’Aosta, ha sollevato molte polemiche nel panorama politico valdostano, legate soprattutto al passato giudiziario dell’ex esponente del PSI valdostano, che annovera anche alcune condanne.
Per chi fosse interessato ad approfondire, si consigliano due interventi, usciti poco tempo fa, che ricostruiscono sinteticamente questi fatti (comunque piuttosto noti ai cittadini valdostani non più giovani). Quello di Roberto Louvin, capogruppo di Vallée d’Aoste Vive/Renouveau in consiglio regionale, apparso sulla “Lanterne magique“, e quello di Vincenzo Calì, sul suo blog.
Do you know “Prima Repubblica”?
Dalla questione emerge anche un aspetto politico, molto complesso e controverso, che attinge al lontano ribaltone del 1990, quando con la regia di Milanesio, il governo UV di Rollandin fu messo in minoranza da DC, PSI, ADP, PRI con l’appoggio del PCI (che era all’opposizione).
Questa sorta di riavvicinamento politico ha scatenato quindi delle infiammate discussioni: per quale motivo è avvenuto? Allusioni, accuse, contro allusioni e contro accuse riferite a 20 anni di politica locale. Dalle dichiarazioni emerse sulla stampa locale si evince da parte della maggioranza uno strano gioco sull’attribuzione politica dell’ex assessore.
Sorge l’impressione che il passato politico di Milanesio, tra cui le condanne e il ribaltone, venga strumentalmente attribuito alla “sinistra” e contemporaneamente contrapposto al suo presente “unionista”, in cui è dipinto come valido e necessario esperto in materia urbanistica e di rapporti tra enti pubblici.
In questo senso, un virgolettato riportato da Aostasera.it conferma in parte questa tendenza: il presidente Rollandin ha risposto ad un’interpellanza in materia di Roberto Louvin, chiosando un «Mi sembra poi che la conoscenza tra l’interpellante e Milanesio sia molto buona, io lo conosco molto meno».
Louvin peraltro negli anni di attività di Milanesio e in quelli del ribaltone, come è noto, militava nello stesso partito del président. Di più: la legislatura in cui avenne il ribaltone era la prima di Louvin come consigliere. Molte potrebbero essere le congetture intorno a questa mezza frase (ad esempio, il voto sulla Centrale del latte che portò poi alla sfiducia del governo “Rollandin I” registrò la defezione di 4 consiglieri unionisti, che poi però votarono “no” alla mozione di sfiducia); resta il fatto però che appare impropria questa volontà del presidente della regione di allontanare sul piano personale la figura di Milanesio, appena nominato dalla sua giunta.
Sono sempre i migliori quelli che non se ne vanno
Altre polemiche sulle “regole del gioco” erano emerse, a fine ottobre, nell’«Affaire Lanièce», quando l’assessore UV, ritenuto ineleggibile dalla Cassazione per non essersi dimesso in tempo – sei mesi prima – dalla presidenza dell’Istituto Musicale, è stato riconfermato in giunta come tecnico. «Se la Cassazione confermerà la sentenza della Corte d’Appello di Torino – dichiarava il vice-presidente del Leone Claudio Brédy al termine di un Conseil fédéral – Lanièce dovrà lasciare l’assessorato alla sanità a favore di un altro consigliere dell’UV»
Il Conseil fédéral, quando ormai la figura di Diego Empereur sembrava certa per il nuovo incarico, ha fatto retromarcia a pieni giri, ritenendo il medico Lanièce «insostituibile per la sua alta competenza» nel ruolo di governo.
L’inarrestabile macchina del consenso unionista
Uno dei punti di forza della propaganda unionista è sempre stato quello di ergersi come baluardo della difesa dell’Autonomia valdostana e del suo particolarismo, prima dagli attacchi del centralismo romano, poi dalla globalizzante Europa.
Quando, a settembre, dopo anni di proroghe, è sta decisa l’abolizione dei “buoni benzina”, nessuna forza di opposizione è riuscita, ad oggi, ad evidenziare quella che nello stesso immaginario unionista potrebbe risultare come una sconfitta: nessuna azione concreta è stata messa in atto dal mouvement, se non quella di una petizione che gli organismi europei, ispirati dal principio del libero mercato e dell’omogeneità del trattamento tra le diverse aree europee, non avrebbe potuto che rigettare.
Tant’è che ci si trova di fronte all’ennesimo paradosso: se nell’immaginario popolare i buoni benzina erano merito delle battaglie dell’Union, l’eliminazione di questi sono esclusivo demerito dell’Europa. Con Bruxelles considerata invadente e lesiva dei diritti valdostani, il consenso UV resta, almeno apparentemente, invariato.
Appendix Caveriana
Da annoverare come dissenso interno nei confronti di Rollandin una “velata” critica apparsa nel blog di Luciano Caveri, riferita a Vaccopoli.
Non si tratta di una attribuzione di colpe giudiziarie, anche perché restano da attestare ancora quelle degli stessi arrestati. Inoltre la posizione di Rollandin, che era stato menzionato nelle intercettazioni tra alcuni allevatori che si vantavano di conoscerlo personalmente, è stata immediatamente archiviata. Resta il fatto però che il mondo dell’allevamento valdostano è un cruciale bacino elettorale per il président e per molti esponenti del mouvement.
L’accusa di Caveri, per quanto qualcuno possa considerarla strumentale, è politica e piuttosto chiara e denuncia troppa indulgenza verso quel mondo. L’ex deputato, da sempre considerato “rivale” di Rollandin, afferma: «Sul piano amministrativo, rivendico ancora oggi una linea dura sul risanamento del bestiame, che non mi ha attirato grandi simpatie, ma chi vive con la “fissa” di massimizzare i voti di preferenza prima o poi la paga».
Il test delle comunali
Lo scopo ultimo di questo corsivo è quello di elencare quattro questioni, diverse tra loro, che potrebbero erodere il consenso del più grande partito valdostano.
Le prossime elezioni comunali, soprattutto ad Aosta, nonostante dal punto di vista formale si dovrebbero giocare sulla validità dei programmi restano, in atto, un importante banco di prova politico per il Leone.
La domande che sorgono sono semplici e hanno una certa importanza per il prossimo futuro politico valdostano (ma anche per la concezione della politica in generale): quanto affidare un ruolo da dirigente ad un condannato (seppur, si sostiene, in altri ambiti) sposta voti? Quanti ne sposta un presunto aggiramento delle regole elettorali e la palese contraddizione della parola data? Su quali basi poggia il corollario propagandistico unionista?
E poi: a vantaggio di chi, tra le divise forze d’opposizione, dovrebbe andare un eventuale travaso? Quanto il cittadino valdostano ha una effettiva conoscenza dei fatti?
Si parte da qui, e a primavera si tireranno le somme.
Forse Berlusconi dovrebbe venire a scuola da Guste. Lì sì che imparerebbe a governare davvero, il Paese e il PdL. Il giudizio del popolo per entrambi è l’unico metro di misura. La magistratura faccia e condanni, il giudizio delle urne ASSOLVE. Il gradimento è altissimo, la maggioranza più che solida. Però in Valle il Capo fa e comanda davvero.
Il Mouvement obbedisce, altrimenti o fuori (vedi Louvin, Perrin e soci) o in castigo (come Caveri). Anche la corrente di Viérin alla fine è finita al guinzaglio.
I buoni benzina: dehh… te baglio me l’Europa Unita! Apparentamento a destra: tutti in fila. Assessorato alla Sanità: il Conseil Fédéral aveva deciso ma essendo organo collegiale non ha veramente valore; di certo non come le decisioni del Console Unico. Milanesio: un bravo tipo che dall’intervista di Repubblica del 2007 è diventato castrista e dunque ci si trova col Leader Maximo.
Il Presidente della Regione fa solo bene. Se l’Union glielo lascia fare per paura o per mancanza di capacità, allora lui fa bene. In fin dei conti lui il (suo) programma lo attua, il patto con gli elettori è mantenuto. Altro che Berlusca, il Nostro è un Gran Maestro di come si esercita il potere e di come lo si mantiene.
Qualche anno fa gli feci campagna elettorale pro e l’ho anche votato… E perché no… Aspettando un’alternativa 13.907 Valdostani sapran ben quel che fanno!!!