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La corazzata del fare contro il partito del nonononò

di in comunali 2010, comunicazione, politica, The Long Shot il 4 maggio 2010 alle 19:46
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Il programma della coalizione di Giordano e Follien è di trenta pagine. Bello o brutto che sia, appare ampio, articolato e apre con una profonda analisi sui problemi e potenzialità del capoluogo. Ieri sera, al primo appuntamento elettorale comune al teatro Giacosa, i candidati sindaco e vice ne hanno sbobinato i punti salienti. Discorsi complessi, tecnici, che hanno strappato pochi applausi.

Gli attacchi alla coalizione di Curtaz e Morandi, per contro, gasavano la platea, alimentando, ad una prima analisi, il sospetto che i programmi non spostino molto. D’altra parte però, come suggerisce più di un addetto ai lavori, il riflesso del programmone emerge costantemente nella cronaca della carta stampata locale e contribuirebbe così a creare del buon indotto in termine di immagine.

Si è provato anche a combinare l’elemento propositivo alla polemica con l’avversario. Ci ha pensato Augusto Rollandin: «La gente sui programmi viene sottovalutata, “comprend pas” si dice, mica vero. Il programma – rivolgendosi ai candidati – è una grande forza, una cosa seria, che va spiegata». E poi giù sull’ALPE: «Non cadete nel tranello di chi non ha idee, la polemica. Non hanno niente da dire, perchè dobbiamo perdere tempo con loro che, per avere un posto sul giornale, devono attaccare noi?».

Ego Perron ha rincarato la dose, ribattezzando come «trucchetto dei blog» l’idea di “programma leggero” alpista da integrare col contributo dei cittadini. «Sono un raggruppamento vuoto, adesso hanno cambiato nome, altrimenti avremmo potuto chiamarli Vallée d’Aoste Vide». E via di calembour: «Loro parlano di aree verdi, io di area verde ne vedo solo una, quella che ha schiacciato l’ultimo rimasuglio di autonomismo».

Loro Odio, noi Fare
Lo scenario della serata era per certi versi televisivo: c’erano i due presentatori, rulli di tamburi prima di far salire sul palco i candidati, squilli di trombe prima di Giordano – che si è esibito in un doppio saluto a mano rotante, un po’ da cheerleader – e quattro pannelli televisivi sul fondo ad esibire foto di una Aosta piuttosto infighettita. C’era molta gente e faceva caldo: la cosa creava effetti allucinogeni quando qualcuno menzionava il teleriscaldamento.

«L’ingrediente che mette assieme i nostri avversari è l’odio»: Ego Perron definisce l’ontologia degli avversari su binari ormai ben stabiliti. «La loro è una campagna al veleno – ha aggiunto Bruno Giordano – è un modo di fare politica vecchio che allontana i cittadini». Anche Leonardo La Torre ci mette del suo: «Il nostro progetto è ottimista e rifiuta il loro disfattismo». Il consigliere di Fédération insiste sull’ALPE: «Sono gufi, altro che galletti – e ancora – la loro acidità denota un certo riflusso gastro-intestinale; potranno andarselo a curare nel nostro nuovo ed efficiente ospedale!».

Sergio Ferrero, coordinatore di Lega Nord, parla di «Lega del fare», Grimod di «comitato del fare», rispondendo all’accusa di Carlo Curtaz di “comitato d’affari“. Il sindaco uscente non ha mai menzionato il PdL, nè il centro-destra in generale e ha insistito molto su autonomia e francofonia. Nessuno, in quasi tre ore, ha detto “Partito Democratico“. Pregevole, per i più maliziosi, il lapsus al cemento di Alberto Follien, che parla di «ridefinizione arganica di Aosta».

«Ci vuole accordo e sintonia tra quello che accade in Comune e quello che accade in Regione»: Augusto Rollandin si riferisce alla cooperazione tra istituzioni. In platea però la zona del PdL applaude ululante e gli autonomisti si guardano un po’ intorno con aria interrogativa.

Aforismi di La Torre
«Aosta capitale dell’autonomia» è lo slogan della campagna, su cui molto hanno insistito tutti gli interventi. «Aosta motore dell’autonomia - la variante Latorriana - e sarà il motore di una Ferrari». Grande successo tra il pubblico per la metafora storico-cinematografica del consigliere, rivolta, neanche a dirlo, alla coalizione di Curtaz e Morandi: «Loro sono quelle persone che quando vanno a vedere Titanic, tifano per l’iceberg». Applausi.

C’è da dire però che la battuta è ribaltabile. Vuoi perchè molti della “coalizione dell’odio” farebbero volentieri fare al consigliere un bel bagno ghiacciato, vuoi perchè il Titanic si presta all’identificazione di un progresso opulente che affonda e l’iceberg, sotto il livello del mare, ha la peculiarità di essere enorme.

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  1. per esser amici del “partito dell’amore” di veleno ne hanno tirato fuori!

    Dimenticavo trattasi pur sempre del “partito dell’amore… dei soldi” Scajola docet!

  2. Dicono che siamo noi quelli che sputano odio contro di loro, ma a sentire ciò che hanno detto non mi sembra…
    Noi al massimo li attacchiamo sui progetti folli che hanno e sui vari manipolatori che hanno alle spalle…

  3. Non siamo il partito del no. E’ che non si possono proporre davvero certe cose.

    Mario Badino
    candidato con la lista «Sinistra per la Città»